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RADIO GAGARIN
Pane-s/t
Un bel nome per una band, i Pane, e un esemplare gruppo di persone intelligenti
che fa musica. Il disco si apre con un’aria introdotta da una bellissima
chitarra, epicedio di morte, che musica dei versi dell’Ariosto.
L’architettura del gruppo – voce, chitarra, batteria, flauto
e pianoforte – ricorda un certo rock sperimentale degli anni ’70.
ma a un ascolto approfondito sembra che sia la strumentazione scelta e
la teatralità vocale del bravo claudio orlandi a riportare alla
mente certe sonorità, mentre, appunto, è l’alchimia
di precisi strumenti musicali che li ha portati a suonare come ora suonano.
Ho detto che sono un bell’esempio di bravi musicisti e persone intelligenti
e questo lo si evince dai testi suggestivi e puntuali e dalla conoscenza
dei propri strumenti.
In questo disco ci sono tre perle: passo lento,
fiamma e la sedia. Devo ammettere che queste tre canzoni
rappresentano il lato che più mi convince dei pane, mentre la parte
più mossa, ad esempio insonnia e termini haus,
mi piace meno e mi sembra un po’ meno “fresca”.
Fiamma è una piccola poesia rafforzata
da una melodia incantevole e dalla preziosa voce di orlandi, che nelle
atmosfere chete tira fuori un timbro e una interpretazione rare nello
scenario musicale italiano. La sedia è un altro incanto,
con un testo bellissimo… e quando musica e voce si uniscono in
“caldo e mi cresco” e “per le nuove generazioni”…
ammetto di commuovermi. E poi c’è passo lento. Una
delle più belle ballate in lingua italiana di questi ultimi tempi.
Dico soltanto che sono due le canzoni che sistematicamente canto quando
faccio la spesa: psycho killer e passo lento…
e i talking heads erano i talking heads e psycho killer è
psycho killer!
Ora voglio dire due cose sui miei limiti all’ascolto
dei pane (non penso esistano limiti, ma personali rapporti con le cose):
non amo particolarmente la voce di orlandi sui brani più concitati
(quando grida), forse sarebbe il caso di trovare un’altra soluzione
– soluzione che, ammetto, serve egoisticamente al mio di ascolto
– così mi si combina in una miscela che ha un qualcosa
di già sentito (che non è affatto un male). Se chiudo gli
occhi e mi concentro sulla musica, mi accorgo che le trame degli strumenti
musicali sotto la voce non sono male, ma ha anche un senso di teatralità
e di enfasi drammatica la voce sopra. Un vero rompicapo, o un invito a
riflettere sui temi della gestalt?
By picaro
www.radiogagarin.eu
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PROGRESSIVE ROCK BRASIL
Pane is an Italian quintet formed by highly gifted musicians
who offer an elaborated music, and richly performed too. I have got the
privilege of being acquainted with its music on receiving a demo CD a
few weeks ago. This material features eight high-class songs, which hit
me right off the bat. I would also like to tell that fans of "Banco
Del Mutuo Soccorso", "Triade", "Quella Vecchia Locanda"
and "Locanda Delle Fate" will be hardly indifferent to the Pane's
music because these five musicians have gorgeously maintained the old
chemistry that contributed to change the Italian Progressive Scene into
one of the most venerated so far. Just like me, the music of Pane is for
you who thrill yourself when hearing songs filled with transverse flutes,
whose sound goes straight to the heart and touches deep inside the soul.
In general, the whole songs introduced in this demo material are built
under a rich texture, which is very typical to the most of Italian bands
that I know. The music performed by Pane also abounds in keyboards, piano
and synthesizers, which often generate a tuneful atmosphere. Also, the
acoustic guitars brought an impeccable contribution to this work. I have
enjoyed the vocals quite a lot as well, which are beautifully sung in
Italian. Thus, keeping the old tradition likewise. Still concerning the
vocals, I must really say that Claudio Orlandi's voice fitted like a glove
to the band's musical direction, he's quite perfect when keeping his voice
under his own control; thus he can easily sing in several tonalities as
noticed on ''Insonnia'' (5:42 Min.). Though this material is short (27:00
Min.), it did afford me a great pleasure each listen. So I hope sincerely
this material gets to some people of consequence who have enough condition
to help this top-notch band throw a full-length CD into the market, and
bring a lot of joy to thousands of Progressive Rock fans around the world.
The line-up of Pane consists of the
following members:
Claudio Orlandi - Voice, Maurizio Polsinelli - Keyboards, Piano &
Synths, Vito Andrea Arcomano - Acoustic guitar, Claudio Madaudo - Transverse
Flute and Ivan Macera - drums. Highly recommended!...
(Comments By Sergio
Motta)
http://www.progressiverockbr.com
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MOVIMENTI
PROG
Parole di potenza e musica buona...
come il pane
Un fine dicitore, poeta, attore e cantante. Una forma-canzone
adattata alle esigenze del testo e modellata su sfuggenti trame musicali.
Una parola che si fa suono e un suono che è materia, corpo, nutrimento.
Pane.
Uno dei gruppi più interessanti degli ultimi tempi, che non solo
pone un nuovo modello di interazione musica-testo ma propone anche una
"nuova via" ad un certo modo di intendere lo spirito progressive.
Guidati dall'eccentrico Claudio Orlandi, i Pane confezionano
un dischetto breve, succinto ma colmo di idee, simboli, sensazioni e musica.
Una miscela di CSI, De Andrè, Tetes De Bois, Jethro Tull e Delirium,
una sorta di "unplugged d'autore" che fonde jazz, folk, musica
colta e canzone. Tutto incentrato sulla potenza del testo, quasi un "mantra"
tale è la forza espressiva caricata da Orlandi.
Se "Epicedio de morte" e "Insonnia"
(inarrivabile vetta d'intensità, "vanno in schiera al lavoro,
come dopo un lavaggio del cervello"...) hanno referenze letterarie
precise e importanti (Ariosto e Sylvia Plath), gli altri brani offrono
uno spaccato d'inventiva davvero notevole. Penso a pezzi come "Rivoluzione"
e "Termini Haus", una mini-suite che stupirà gli appassionati
del prog: incalzanti, densi, pieni di un decadentismo che è atmosfera
indefinita più che adesione letteraria o ideologica.
Pane è degno erede della miglior canzone d'autore
("Incudine", "Fiamma"), la interpreta con eleganza
e trasporto, anche con una sottile ironia ("Passo lento"). Chitarre
acustiche e flauto si intrecciano con malinconia, il pianoforte sottolinea
con perentorietà, la voce di Orlandi esprime travaglio e vitalità.
Poche parole: Pane è uno dei migliori ensemble in circolazione.
Donato Zoppo
- [www.movimentiprog.net]
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MUSICAOS
Il progetto "Pane" nasce nel 1992 dall'incontro
tra Claudio Orlandi (voce) e Maurizio Polsinelli (piano) ma prende forma
in maniera decisa e completa nel 2001 col chitarrista Vito Andrea Arcomano
il flautista Claudio Madaudo e il batterista Ivan Macera.
Il nome (pane) nella sua semplicità comunica benissimo il concept
e la musica del gruppo romano, un ritorno ad un uso concreto e semplice
delle parole-musica, più quotidiano e intimo.
Il rock torna indietro alla ricerca di un'origine genuina riscoprendo
il progressive dei '70 e la "canzone d'autore" di quegli anni.
Sarà per la scelta di certi arrangiamenti, per l'uso dei flauti
o per una voce che varia dallo strozzato alla lirica (tra i link del loro
sito non a caso c'è quello al sito di Diamanda Galas) ma si respira
proprio quell'aria ascoltando Pane, il miscuglio tra sinfonico e folk
sporcato di rock e di parole-immagini raccontate in modo tagliente o spesso
cantate, sussurrate, urlate.
Tanta letteratura nei testi del cantante Claudio Orlandi accanto a classici
come l'Ariosto o Sylvia Plath .
Qualcuno azzarda anche paragoni con alcune cose dei c.s.i. o massimo volume
(giacchè io direi Le Masque) soprattutto nei pezzi recitati, fattostà
non è l'originalità, la modernità a tutti i costi
la formula del gruppo, come appunto ricorda il nome "pane".
Dice il cantante: “...come la scelta
di attenerci il più possibile a sonorità acustiche, che
risponde alla nostra esigenza stilistica di mantenere le composizioni
-anche quelle più apparentemente surreali- il più possibile
aderenti alla realtà...Le nostre origini sono “popolari”,
io sono di Pietralata, Maurizio di Vigne Nuove, Vito del Prenestino, è
un importante sostrato che vogliamo mantenere. Abbiamo l’obiettivo
costante di porre l’ascoltatore davanti a qualcosa di vivo che apra
spazi di coscienza”.
Nel maggio 2003 è uscito in autoproduzione l'omonimo
"Pane", cd con otto pezzi caratterizzati da una varietà
ed intensità di immagini sonore evocate in maniera mutevole a volte
ossessiva (Termini Haus) a volte lieve e rassicurante (Incudine).
E'su questi contrasti che la voce del cantante riesce a dare diverse interpretazioni
e sfumature caricando di pathos accendendo i sentimenti o semplicemente
declamando fredda.
Più maturo forse meno canonico è l'E.P. "Rive",
due tracce: "stomaco aperto" e "Abu graib" che anticipano
quello che sarà il prossimo lavoro. Si respirano sottili influenze
orientali in "stomaco aperto", mentre in "abu Graib"
un giro di chitarra folkeggiante accarezzata da un piano creano un magico
vortice che porta ad un intenso finale.
La voce di Claudio è varia e sempre all'altezza dei momenti.
Entrambe le produzioni hanno delle grafiche minimali in bianco e nero
curate dagli stessi a completare l'interezza e la complessità del
gruppo.
Inutile dire che il gruppo ha una notevole attività live e che
sta ricevendo diversi premi e consensi dagli addetti ai lavori.
Per chiunque fosse interessato all'approfondimento e all'ascolto (sul
loro sito sono disponibili 4 tracce del loro primo lavoro) di "Pane"
può farlo sul sito ufficiale del gruppo.
Giorgio Viva
- [www.musicaos.it]
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MUSICAOLTRANZA
- (19-10-05)
In un punto imprecisato fra musica acustica, radici
da classica, progressive e cantautorato si trova questo progetto denominato
Pane.
Ambizioso ma con buone motivazioni, figlio di diverse e variegate personalità,
il cd in questione spicca per la capacità compositiva e la struttura
del lavoro in sé e dei singoli pezzi. Suona, e probabilmente è
stato pensato, come un concept disc. Sembrano pezzi di un’unica
storia, dal sapore fortemente teatrale, sia per le atmosfere suggerite
dalle note che per il carattere del cantato/parlato.
Si ha più volte l’impressione di trovarsi in una terra di
mezzo, anche per la voce ed il suo timbro, fra Massimo Volume e Banco
Del Mutuo Soccorso. Molto prog anche gli intrecci dei crescendo. Per poi
virare bruscamente verso atmosfere più vicine a cantautori come
il Vecchioni anni ’70 o qualcosa di Paolo Conte. Viscerale, diretto,
ma assolutamente intellettuale, il disco ben riesce a coinvolgere l’ascoltatore
in un viaggio breve ma intenso. Con la consapevolezza di trovarsi di fronte
a qualcosa che, nel bene e nel male, è oltre il discorso semplicemente
musicale.
Mauro Nigro
- [www.musicaoltranza.net]
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LIBERAZIONE
Pane - Poesia in Musica
Pur non essendo un disco nuovissimo non meritava
l’oblio dell’indifferenza. Nato dall’incontro tra Maurizio
Polsinelli e Claudio Orlandi, quello dei Pane è un progetto maturo
e consapevole di unione tra poesia e musica che si esprime al meglio nella
dimensione live. L’album appare quasi un manifesto sonoro di una
scelta complessa che pur affondando le radici nelle suggestioni acustiche
del folk, si è evoluta elaborando la lezione dei recitativi acidi
dei Velvet Underground.
Gianni Lucini - giannilucini@libero.it
[www.liberazione.it]
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ROCKLAB
Capolavoro. Tenendo conto della portata di questa
parola all’interno della recensione di un demo tape, ci assumiamo
ogni responsabilità di questo uso. Progetto Pane è musica,
teatro e letteratura. E’ quel morbo intellettuale che si pone tra
lo spazio vuoto dei distorsori e s’insinua inquieto nel vostro corpo,
declamando a più non posso i versi quotidiani della nostra esistenza.
Progetto Pane è la rielaborazione di un passato attraverso la storiografia
dello stesso, un’analisi che parte da Ariosto, passa per la Kiev
della guerra e approda all’esistenza alienante di Sylvia Plath.
Progetto Pane è musica progressiva, totale, abbeverata alla fonte
poetica del Banco Del Mutuo Soccorso e Giovanni Lindo Ferretti e declinata
per passi laterali attraverso ogni tipo di esperienza musicale: classica,
jazz, recitato, rock, addirittura ricicli post/alternative. Progetto Pane
è emotività prossima alla catarsi, espressione esplosa;
è musica da camera e da cameretta. Progetto Pane è capolavoro,
e a questo punto sembra addirittura doveroso ripeterlo.
Giorgio Pace
- [www.rocklab.it]
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MP ROMA
Il poetic-rock dei Pane
I Pane sono nati nel 1992 grazie al cantante Claudio
Orlandi e al pianista Maurizio Polsinelli per creare un progetto dove
letteratura e musica trovassero un ideale punto d’incontro partendo
da ascolti e letture giovanili, da Camus a Ginsberg, da Jim Morrison a
Battiato. Nel corso degli anni il gruppo ha scelto una strumentazione
prevalentemente acustica dove spicca l’utilizzo del flauto traverso
che evoca classicismo alla Debussy e le tipiche reminiscenze dei 70’s.
Anche la voce di Claudio Orlandi fa piacevolmente tornare in dietro nel
tempo con una timbrica vicina a quella di Francesco “Big”
Di Giacomo. Il loro genere potremmo definirlo “poetic rock”,
basta ascoltare i brani del cd, dall’iniziale “Epicedio de
morte” lamento funebre tratto dalle Rime dell’Ariosto, e poi
in una serie di composizioni calibrate e volutamente minimali sin dai
titoli, “Fiamma”, “La Sedia”, “Passo Lento”,
quasi un tango che rimane sospeso a mezz’aria, e “Insonnia”
una poesia di Sylvia Plath condensata in cinque minuti ricchi di pathos.
Il protagonista di “Termini Haus” è uno dei tanti clochard
che popola la grande stazione romana e le parole non nascondono la disperazione
di chi vive in condizioni disumane (“sporco e canuto gira per la
strada, pieno di pulci grida all’impazzata, chino sui suoi muri
parla dei suoi amori..”). Questo brano ha vinto all’ultima
edizione del Concorso Augusto Daolio di Sulmona il premio per la “miglior
esecuzione tecnica”, ma non è l’unico riconoscimento
avuto dal gruppo.
Al Circolo degli Artisti hanno recentemente aperto la serata di El Muniria,
il nuovo progetto di Emidio Clementi, leader dei disciolti Massimo Volume
(altra indubbia fonte d’ispirazione), riscuotendo un vero interesse
da parte del pubblico.
Paolo Ansali
- [www.mproma.net]
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CANTINE
Poetiche rime d'antologia riesumate da polverosi
libri di scuola o scovate nell'incanto della creatività si traducono
in sublimi sequenze di note, quando romantiche e appassionate, quando
aggressive e vibranti.
Dolce e drammatico è il flauto che attraversa e vive dentro i brani,
scorrendo sulle note tracciate dal pianoforte ed accarezzate da una splendida
voce, spesso narrante.
"Epicedio de morte" è una sublime rivisitazione de Le
Rime di Ariosto che catapulta dentro l'universo Pane, fatto di teatro
e magia. In "Insonnia" il flauto sembra cantare duettando poeticamente
con la voce, ed è proprio la poesia del flauto l'assoluta protagonista
del finale, come in uno struggente canto del cigno. Si prosegue con l'incisiva
voce sussurrata di Claudio Orlandi che scivola delicatamente sulla musica,
come le mani delicate accarezzano i tasti del pianoforte: "Incudine"
è un cammeo breve, ma intenso. "Passo Lento" rievoca
alcune arie del menestrello Branduardi, una ballata condita da suoni jazzati,
ritmiche in punta di dita, corde e strumenti accarezzati a generare suoni
delicati, vellutati, permeati di fascinosa magia. "Fiamma" richiama
i sussurri vocali dei brani precedenti che danzano prima a ritmo di arpeggi
per adagiarsi dolcemente su un soffio di flauto: parole che sanno di dolcissima
poesia. "Termini Haus" è il brano-trilogia: un'altalena
di vigore, pace e tormento, un saliscendi musicale, mentre "Rivoluzione"
è forse il brano meno immediato, quello che più volge verso
il teatro. "La Sedia" conclude il lavoro dei Pane: è
il logico finale, come un racconto di una vita che si consuma e silenziosamente,
delicatamente, si spegne.
Il progetto Pane è un incantevole compendio di delicati virtuosismi
sonori e di aulica magia letteraria. Una suggestione difficile da descrivere
e catalogare, ma in grado di catturare anche l'orecchio distratto, mediante
passaggi delicati e seducenti; un'interpretazione che tormenta, una melodia
vissuta, metabolizzata ed espressa con sapiente maturità.
Davvero un colpo di fulmine!
Katia Gigliotti -
[www.cantine.org]
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EL MUNIRIA + PANE -
circolo degli artisti -
di Marco Di Carlo (redazione di RadioCittàAperta)
Quando la voce del cuore trascende
il suono (seppur pieno ed affascinante) e si fa melodia esistenziale,
canto libero di un animo tormentato… Potere alla parola… Ci
sono due band che fanno lavorare il cervello stasera, che pizzicano corde
sottili sotto la pelle più spessa. Ci sono due realtà poco
acclamate (purtroppo). Ci sono un paio di milioni di buoni motivi per
essere qui, seduti in pensosa contemplazione... Ci sono i Pane, tanto
per cominciare, enfatico combo romano guidato da una sorta di giovane
Francesco Di Giacomo. Un suono scarno, eppure ricco di sfumature il loro,
a tratti scosso da vigorose pennellate impressioniste. Come assistere
ad un'improbabile jam tra il Banco e i Massimo Volume più riflessivi.
Gettano un ponte tra passato e presente, guardano avanti senza rinnegare
le antiche e nobili origini. Intensi e coraggiosi. Hanno personalità
da vendere. Speriamo che qualcuno acquisti… Il pubblico, silenzioso,
attento e (oilà!) discretamente numeroso, sembra aver recepito
il messaggio… Come antipasto non c'è stato male. Quasi un
pasto completo. Per chi, come me, non è ancora sazio, però,
il meglio ha da venì… El Muniria: enigmatica creatura multiforme
che dispensa un trip hop teso e brumoso, che ora perlustra abissi dub,
ora si satura di soniche emozioni, ora dilata il battito e crea maree
di suono ambientale, placide ed evocative, su cui far galleggiare concetti
"importanti"… E poi c'è lui, ovviamente, Mimì
Clementi, l'ultimo Dio, il poeta a quattro corde, magnetico e catartico
maestro di cerimonie. Ci sono le sue parole pesanti, che scavano dentro,
parole che inducono a riflessioni definitive. Illuminano. Personalmente
m'infondono una bizzarra pace interiore…"Sturano" ricettori
cementati da una quotidianeità brutalizzante... Sto bene. Ora so,
capisco… Ciò che separa è santo… e anche se
non c'è niente di nuovo sotto il sole (anche musicalmente parlando)
ha un senso essere qui… Certe consuetudini riconciliano con realtà
poco comprensibili. Una densa consapevolezza zen pervade i miei sensi
e, senza rendermene conto, comincio ad ondeggiare su ritmi gommosi, come
un feto nel liquido amniotico… Sono pronto ad affrontare il nuovo
giorno… e ad applaudire. I brani si susseguono come capitoli di
un libro ancora tutto da scrivere… D'un tratto, il tempo si scongela,
e la fine sopraggiunge, molesta e prevedibile come un temporale estivo.
Grazie a non so chi, però, il commiato non è affatto brusco…
Doppio bis perforante! Prima un pezzo di Steve Piccolo, "Meschinamente
riproposto da me, per voi", quindi un nervosissimo reading del suo
ultimo parto letterario, ghiotta anticipazione di un qualcheccosa a cui,
aimè, non potrò presenziare, domani, da Melbookstore…
Il giovane Mimì, inquieto e assetato di esperienze, s'affaccia
alla vita... Disperato desiderio di qualcos'altro, di un'ipotesi diversa,
migliore… Lontano da qui… Sospiro… Il ricordo, l'esperienza,
la dolorosa crescita attraverso di essa, la redenzione di un uomo.
Sospiro… L'avrete capito: stasera c'è stato qualcosa di più.
Good (very good) night!
vondick@libero.it
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KRONIC
Epica etica etnica pathos
E` un progetto ambizioso ed affascinante, quello
creato da Claudio Orlandi e Maurizio Poliselli; Una band che punta in
alto, lontano dai soliti cliché della cosiddetta musica indipendente
ma anche dagli stilemi del cantautorato classico; Un progetto acustico
in cui la voce di Orlandi si contorna di pianoforte, chitarra acustica,
flauto traverso e batteria per ricreare atmosfere dense di pathos. Già
il fatto che le prime due tracce di questo loro cd siano costruite intorno
a testi di Ludovico Ariosto e Sylvia Plath può dare un`idea della
profondità a cui i Pane vogliono puntare; le cose migliori sembrano
però arrivare quando il progetto si stacca dalle citazioni per
cercare la propria strada, costruendo così canzoni notturne ed
intense come "Passo lento", "Fiamma" o "Incudine",
ma non si può certo parlar male nemmeno del minimalismo indolente
della conclusiva "La sedia", della più aggressiva "Termini
Haus" o della parentesi recitata "Rivoluzione". Un progetto
dalla grandissima forza evocativa costruito intorno alla voce teatrale
di Claudio Orlandi (che quanto ad enfasi può ricordare Francesco
Di Giacomo) ed un songwriting intenso e ricercato. Da seguire con grande
attenzione. (2/2/05)
Roberto Bonfanti
- [www.kronic.it]
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USCITA DI SICUREZZA
Il progetto Pane nasce dalla poliedrica mente di
Claudio Orlandi e subito va ad incanalarsi in quel contesto nel quale
la musica perde la sua linearità originaria, schizza via impazzita
assecondando i vorticosi pensieri del compositore, muta nota dopo nota,
cambia volto, ora folle, ora riflessiva, ora dinamica, ora soffusa, andando
a far perdere ogni tipo di coordinate a chi ne entra in contatto. Realmente
difficile, quindi, cercare anche solo di avvicinarsi idealmente a parole
a quanto proposto dal gruppo capitolino. Dalle incursioni nel rock progressivo
settantiano (i Jethro Tull fanno la loro comparsa attraverso scorribande
flautistiche) alla forza evocativa del Banco, dalle poesie acide tanto
care a JimMorrison al cantautorato teatrale di De Andrè, dalla
ricercatezza dei Massimo Volume alla grezza raffinatezza del rock di CSI
e CCCP, gli appigli ed i rimandi ai grandi del passato sono realmente
tanti e tali da far sì che la mezz’ora scarsa di durata del
disco vada ad assumere sin da subito le sembianze di un delirante labirinto.
Nel quale si stagliano la splendida “Termini Haus” con il
suo retrogusto folk e un Claudio Orlandi autore di una performance intensa
e convincente, “Insonnia” con, alla base, un coraggioso spirito
sperimentatore, “La sedia” con il suo pianoforte a farla da
padrone, ma soprattutto la notturna “Fiamma”, traccia emozionante
e delicata che quasi va a ritagliarsi un ruolo di oasi serena in una realtà
schizoide. Un lavoro non semplice, che sorprende per il coraggio e la
maturità, ma soprattutto per la capacità del gruppo di modellare
la musica a proprio piacimento, giocarci, smontarla e rimontarla senza
troppe remore, senza però farle mai perdere la sua forza comunicativa
originaria. Complimenti.
Luca Barsotti
- [www.uds.it]
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MESCALINA
Questo omonimo non è il primo demo
dei Pane, eppure finora non si è parlato e scritto più di
tanto di questa band del Lazio. Questa indifferenza non deve stupire,
perché quello dei Pane è un progetto che non rientra nelle
solite caratteristiche da band emergente: innanzitutto, Claudio Orlandi
(voce), Maurizio Polsinelli (pianoforte), Vito Andrea Arcomano (chitarra
acustica), Claudio Madaudo (flauto traverso) e Ivan Macera (batteria)
hanno un suono inconsueto che rinchiude in sé diversi stili. Non
si tratta di contaminazione, come il rock ci ha abituato in questil ultimi
anni, perché non vengono aperte finestre su altri mondi o generi,
ma, come si diceva, semmai le si chiude per rimanere a fissarne gli interni.
Quello dei Pane è un ibrido tra musica da camera e progressive,
tra musica classica e canzone, generi che non sono propriamente vicini
e affini con quelli del rock e con i suoi appassionati. A questo si aggiunga
una componente teatrale-recitativa plumbea e ciò che ne risulta
è più simile all’azione di un mimo che di una canzone
rock. La musica dei Pane è come una rappresentazione teatrale ostica,
a luci basse, con gli attori che recitano monologhi senza coreografia,
solo qualche oggetto a definire una stanza buia e deperita.
Tanto i testi quanto gli arrangiamenti sembrano infatti parte di una colonna
sonora per un’opera teatrale, ambientata nell’Europa dell’Est
o in un paese perduto nelle nebbie della campagna italiana, che ancora
non si capacita della scomparsa del comunismo.
I brani dei Pane potranno far venire alle mente un certo melodiare denso
dei CCCP o dei CSI, anzi più che altro di Ferretti, il parlato
dei Massimo Volume, alcuni tocchi pianistici di Debussy o Bartok e qualche
stratificazione prog, ma hanno una loro leggerezza, un loro soffio lirico
che si esprime soprattutto con la voce di Claudio Orlandi e il flauto
a traverso di Claudio Madaudo (nulla a che fare coi Jethro Tull, rimando
quasi inevitabile visto che si è accennato al progressive).
Rinchiusi nella stanza della loro mente, i Pane volano alti, citano Ludovico
Ariosto e Sylvia Plath, come un poeta reietto, che indossa una giacca
consunta dal rancore della storia e che cerca ostinatamente di risalire
una realtà interiore contorta, legata al passato.
Le inevitabili difficoltà nel districarsi tra i versi sono compensate
da una musica evocativa, che a tratti assume anche qualche accento popolare
come in “Passo lento” e in “La sedia”. Proprio
questi avrebbero meritato di essere sviluppati maggiormente, ma i Pane
non sembrano intenzionati a svolgere e distendere più di tanto
il loro suono: preferiscono usarlo per evocare inquietudini, come una
natura morta fissa su una scena di degrado quotidiano.
Christian
Verzeletti - chris14067@libero.it
[www.mescalina.it]
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MUSICAROMA
La premessa da fare sui Pane e sul loro disco
omonimo è che stiamo parlando di "veri musicisti". Questo
lo dico per far intendere che, a differenza di molti altri gruppi –
siano essi noti o emergenti - in loro si sente qualcosa di diverso, una
spinta più consapevole verso una musica propria ed originale. Il
loro stile, psichedelico/progressive/folk, anche se richiama artisti come
i Banco del Mutuo Soccorso, i Genesis, o ancora i Doors, non risulta mai
scontato. L'organico particolare di questo gruppo romano rafforza la mia
impressione di originalità: Claudio Orlandi, alla voce ed autore
dei testi, ha profondità nella scelta delle parole ed una potenza
canora davvero sbalorditiva; molto interessanti sono le linee del flauto
traverso di Claudio Madaudo, che creano un letto di note delicate ma anche
ipnotiche; Maurizio Polsinelli, pianoforte e synth, ha delicatezza e gusto,
e colpisce in particolare per il suo piano sul terzo brano "Incudine";
infine, la chitarra acustica di Vito Andrea Arcomano e la batteria di
Ivan Macera creano, con estrema sensibilità, la base ritmica di
questo disco. Otto tracce davvero interessanti - nessuna esclusa! - nelle
quali atmosfere scure e lente si fondono perfettamente con momenti più
ritmati e vivaci. In "Epicedio de Morte" vengono sapientemente
cantate ed accompagnate le Rime dell' Ariosto, mentre il testo di "Insonnia"
è tratto da "Insomniac" della Poetessa Sylvia Plath.
Non c'è che dire, i Pane stupiscono sia per il loro talento che
per il loro gusto nell'esternarlo. Pensare che esistano gruppi come i
Pane fa sperare alla rinascita di una parte della musica italiana che
negli anni '70 ci ha donato dei capolavori. I miei più sentiti
complimenti.
Gabriele Mengoli
- [www.musicaroma.it]
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SENTIRE ASCOLTARE
A colpirmi di più e subito è
l’autorità con cui i Pane - le loro canzoni - s’impongono
sui modelli a cui talora anche in modo evidente rimandano. Forti d’una
visione intensa, appassionata, austera, disegnata da una voce versatile
(non capita spesso alle nostre latitudini d’imbattersi in tali capacità
interpretative) e da una dinamica cospirazione di flauto traverso, chitarra
acustica, pianoforte e batteria.
Nelle otto tracce per poco più di 25 minuti che compongono questo
omonimo lavoro d'esordio (autoprodotto, dopo un prammatico iter di cdr),
si alternano suggestioni Banco e folkitudine De André, declami
CCCP e scabrezze Marlene Kuntz, teatralità Avion Travel, deliri
Doors e l'impalpabile spessore degli ultimi Talk Talk.
Riferimenti che, come dicevo, balenano strutturando ma non soverchiando
il robusto tessuto poetico. I Pane spingono infatti senza indugio sul
peso specifico dei testi, sdegnosamente esoterici, infebbrati e solenni,
fieramente desueti, pervasi di uno spleen colto al crocicchio tra mitteleuropa
decadente e decaduta.
Vedi quando affrontano in flagrante asprezza scomodità presenti
(la micro-suite in tre movimenti di Termini Haus, nevrastenie tzigane,
caligini di synth, miserie metropolitane) e passate (lo straordinario
telegramma ferrettiano di Rivoluzione, sussurro sordido digrignato spietato,
pervaso d'immanente epica e imminente tragedia), o quando scomodano nientemeno
che le Rime di Ariosto per la palpitante Epicedio de morte (traccia dalle
chiare ascendenze Genesis-Banco).
Il tono insomma si mantiene sempre alto, grave di senso, talora oscuro
(come nella romantica freddezza di Incudine), ma un’urgenza febbrile
lo alleggerisce, lo solleva e affila, mentre come una cognizione di tenerezza
– o pietas che dir si voglia - sovrintende e assolve tutto. E’
il caso della pastorale ombrosità di Fiamma, ma ancor più
della toccante La sedia, che chiude il programma in diafano splendore:
piano e voce come luce di candela, una strategia di indelebili segni leggeri
degna – non esagero - del Mark Hollis solista (e l’Hollis
solista è davvero esagerato).
Se Passo lento è un’amara allegria in guisa di ballata che
ricorda la Disamistade imbastita da Fossati-De André, Insonnia
può a ben ragione passare per il pezzo più ambizioso del
lotto: lampanti le derivazioni folk-prog (la struttura contesa tra linearità
insistente e inopinate sospensioni, la bucolica inquietudine dell’atmosfera),
spingono come possedute chitarra e piano in riff ossessivi, il flauto
disegna sdrucciolevoli scie pastello, la batteria procede tra flemma e
sussulti come su una rotta di collisione, la voce recita un lucido delirio
(riadattato da un profetico testo di Sylvia Plath) come avrebbe fatto
un Demetrio Stratos in stile Massimo Volume, o giù di lì.
E’ insomma nel complesso un disco coinvolgente, nel quale s'intravede
una maturità artistica densa di futuro. In tempi e paesi normali,
ci si attenderebbe sollecito interessamento da parte di più o meno
sedicenti case discografiche. Per tutti i volenterosi, i benemeriti appassionati
o i curiosi semplici, casomai, c'è il loro sito.
Stefano Solventi
- [www.sentireascoltare.com]
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GENERAZIONE X
Progetto assolutamente maturo ed eclettico,
Pane diviene un incontro prezioso e vitale tra le arie e le sonorità
care agli Avion Travel e i testi ricercati e recitativi di Giovanni Lindo
Ferretti, ... eppure non basta, seguendo le linee di un disco che coinvolge
in sè brandelli di Jethro Tull (grazie all'apporto particolare
del flauto) e recitazione alla De Andrè. Pane non cerca attenzione
diretta, non cerca di penetrare con forza nella mente dell'ascoltatore
... Pane fa di più: crea un vorticoso gioco delle emozionalità,
punge la mente e vi entra con leggerezza, con energia sommessa.Pane mette
sù una costruzione di cemento travestendola di piume, come nel
caso della monumentale "Termini Haus" trittico di grande intensità
con incursioni nel folk e sospinta dalla eccellente interpretazione di
Claudio Orlandi, un pò come "Insonnia" (il brano dalla
sonorità orientale che forse più si avvicina a certe sperimentazioni
di musica/recitazione care ai CSI). "Incudine" e "Passo
lento" viaggiano invece sugli stessi binari, delicati e notturni
fino alla breve ed emozionante "Fiamma".Molto singolari sono
"Rivoluzione" (lettura acida e incontrollata) e la conclusiva
"La sedia", brano sussurrato con delicatezza nel quale emerge
il pianoforte (grande protagonista dell'intero lavoro)...una chiusura
dolce e sulla quale cala il sipario. Un lavoro veramente ottimo, ricercato
e maturo per un progetto degno di attenzione (non solo musicale viste
le potenzialità teatrali della produzione del gruppo romano).
In bocca al lupo!
Andrea Buongiorno
- buong1980@libero.it [www.generazionex.com]
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ID-BOX
Il progetto Pane (proveniente dalla capitale),
è ormai decennale, dopo tante varianti nella formazione e con tanti
avvenimenti alle spalle, politici e musicali, prende finalmente vita il
lavoro degli stessi, che dal vivo si affiancano ad artisti, quali pittori,
fotografi ecc… Il disco in questione è davvero impegnativo
ed imperioso nella sua struttura, la media d’età (circa sui
trent’anni) della band, sembra una garanzia di maturità sia
artistica che emotiva, sanno costruire atmosfere intense i Pane, la voce
di Claudio Orlandi, lancia messaggi ben precisi, con grandissima emozione
e con tanta potenza. Un minimo accenno a Giovanni Lindo Ferretti c’è,
ma soprattutto come attitudine e come intensità. La particolarità
del suono Pane è data dal flauto traverso di Claudio Madaudo che
sceglie linee alla Jethro Tull, ad accompagnare atmosfere sublimi che
ci raccontano cosa succede oggi. Rimandi a CCCP, CSI, Doors, ma anche
al cantautorato di De Andrè e ai Massimo Volume, queste le coordinate
della band che, in ogni modo, risulta assai originale e sincera. Splendide
tutte le composizioni, curatissime negli arrangiamenti, dinamiche nelle
strutture (con improvvise esplosioni di suoni), e con l’interpretazione
introspettiva di Orlandi accompagnata dall’evocatività del
flauto traverso. Mi colpisce da subito “Insonnia”, con la
voce che da sussuratrice, si ingrossa esplodendo nell’anima di chi
ascolta e lasciando assolutamente senza fiato; ottima anche “Incudine”
(anche se di durata ridotta), davvero intensa. Il disco non risulta omogeneo,
ma cresce ad ogni ascolto, come dimostra “Fiamma” a creare
un’atmosfera sospesa e senza tempo. Poi l’ottima trilogia
di “Termini Haus” composta da “Giolitti”, “Giardino
Ottomano” e “Diocleziana”, un misto di cultura romana
e politica fatta di folk, rock, introspezione e magnetismo. La conclusiva
“La Sedia” brilla anch’essa per intensità emotiva,
con un piano triste accompagnatore di una voce eccezionale nel recitare.
Un disco ed un progetto da sostenere, apprezzare, promuovere. Difficile
trovare tanta sincerità musicale, unita a tecnica e buon gusto,
è quasi incredibile che questo progetto sia ancora autoprodotto.
Fabio Igor
Tosi - igor.tosi@libero.it [www.idbox.it]
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ROCK IT
Il progetto-Pane (come amano chiamarlo gli stessi
membri di questa formazione romana) ruota attorno alla figura del leader
Claudio Orlandi, eccentrico compositore dotato di impetuoso talento. Contorniato
da un gruppo di musicisti tecnicamente molto validi, tra cui spiccano
il poliedrico flautista Madaudo e il batterista Macera, l’Orlandi
dipinge una serie di affreschi musicali dalle melodie di piuma e dalla
grande ricercatezza di linguaggio (con interpretazioni vocali molto enfatiche,
teatrali). Il retroterra classico-barocco sfocia inevitabilmente nelle
tinte di un progressive-rock pieno di bei fronzoli, alla maniera del Banco
del Mutuo Soccorso, o in uno stile più cantautoriale, un neo-folk
figlio di Branduardi. Un’opera quasi più letteraria che musicale:
pretenziosa, sì, ma di valida levatura.
Marco Daretti
- mark@rockit dot it [www.rockit.it]
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SONIC BAND
Testi di spessore e una musicalità
non comune per questo progetto molto ricercato.
La tecnica e l’indiscussa sintonia strumentale si fondono in un
alternarsi di atmosfere (ora quiete/ ora tempesta) evidenziando la teatralità
del suono e del verso in modo lodevole. A questo si sposa ottimamente
l’espressione vocale legata fortemente alla parola, come insegnano
i letterati d’italia Giovanni Lindo Ferretti e F. Battiato, arrivando,
a volte, a richiamare un certo Demetrio Stratos, nei passaggi più
intensi. Dal Banco del Mutuo Soccorso a Nick Cave, dai Massimo Volume
ai Jethro tull, questo, e non solo questo, ho intravisto in questo 8 tracce
senza titolo del progetto Pane. “Insonnia”, dall’incedere
vorticoso, dove flauto e piano ricamano nel crescendo strumentale, “Passo
lento” vicina al cantautorato più fine e la quasi folk “Termini
haus” solo per citare alcune parti di un racconto affascinante nella
sua complessità. Complimenti.
Roberto Ferrari
- roberto@sonicbands.it [www.sonicbands.it]
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