RECENSIONI  Pane(2003)

 

 

RADIO GAGARIN

Pane-s/t
Un bel nome per una band, i Pane, e un esemplare gruppo di persone intelligenti che fa musica. Il disco si apre con un’aria introdotta da una bellissima chitarra, epicedio di  morte, che musica dei versi dell’Ariosto. L’architettura del gruppo – voce, chitarra, batteria, flauto e pianoforte – ricorda un certo rock sperimentale degli anni ’70. ma a un ascolto approfondito sembra che sia la strumentazione scelta e la teatralità vocale del bravo claudio orlandi a riportare alla mente certe sonorità, mentre, appunto, è l’alchimia di precisi strumenti musicali che li ha portati a suonare come ora suonano. Ho detto che sono un bell’esempio di bravi musicisti e persone intelligenti e questo lo si evince dai testi suggestivi e puntuali e dalla conoscenza dei propri strumenti.

In questo disco ci sono tre perle: passo lento, fiamma e la sedia. Devo ammettere che queste tre canzoni rappresentano il lato che più mi convince dei pane, mentre la parte più mossa, ad esempio insonnia e termini haus, mi piace meno e mi sembra un po’ meno “fresca”.

Fiamma è una piccola poesia rafforzata da una melodia incantevole e dalla preziosa voce di orlandi, che nelle atmosfere chete tira fuori un timbro e una interpretazione rare nello scenario musicale italiano. La sedia è un altro incanto, con un testo bellissimo… e quando musica e voce si uniscono in “caldo e mi cresco” e “per le nuove generazioni”… ammetto di commuovermi. E poi c’è passo lento. Una delle più belle ballate in lingua italiana di questi ultimi tempi. Dico soltanto che sono due le canzoni che sistematicamente canto quando faccio la spesa: psycho killer e passo lento… e i talking heads erano i talking heads e psycho killer è psycho killer!

Ora voglio dire due cose sui miei limiti all’ascolto dei pane (non penso esistano limiti, ma personali rapporti con le cose): non amo particolarmente la voce di orlandi sui brani più concitati (quando grida), forse sarebbe il caso di trovare un’altra soluzione – soluzione che, ammetto, serve egoisticamente al mio di ascolto –  così mi si combina in una miscela che ha un qualcosa di già sentito (che non è affatto un male). Se chiudo gli occhi e mi concentro sulla musica, mi accorgo che le trame degli strumenti musicali sotto la voce non sono male, ma ha anche un senso di teatralità e di enfasi drammatica la voce sopra. Un vero rompicapo, o un invito a riflettere sui temi della gestalt?

By picaro
www.radiogagarin.eu

-----------------------------

Fuaié (Agosto 2006)
Pane, lievitando con Hegel di Massimo Sannella
 
 
clicca sulle anteprime per ingrandire

-----------------------------

PROGRESSIVE ROCK BRASIL

Pane is an Italian quintet formed by highly gifted musicians who offer an elaborated music, and richly performed too. I have got the privilege of being acquainted with its music on receiving a demo CD a few weeks ago. This material features eight high-class songs, which hit me right off the bat. I would also like to tell that fans of "Banco Del Mutuo Soccorso", "Triade", "Quella Vecchia Locanda" and "Locanda Delle Fate" will be hardly indifferent to the Pane's music because these five musicians have gorgeously maintained the old chemistry that contributed to change the Italian Progressive Scene into one of the most venerated so far. Just like me, the music of Pane is for you who thrill yourself when hearing songs filled with transverse flutes, whose sound goes straight to the heart and touches deep inside the soul. In general, the whole songs introduced in this demo material are built under a rich texture, which is very typical to the most of Italian bands that I know. The music performed by Pane also abounds in keyboards, piano and synthesizers, which often generate a tuneful atmosphere. Also, the acoustic guitars brought an impeccable contribution to this work. I have enjoyed the vocals quite a lot as well, which are beautifully sung in Italian. Thus, keeping the old tradition likewise. Still concerning the vocals, I must really say that Claudio Orlandi's voice fitted like a glove to the band's musical direction, he's quite perfect when keeping his voice under his own control; thus he can easily sing in several tonalities as noticed on ''Insonnia'' (5:42 Min.). Though this material is short (27:00 Min.), it did afford me a great pleasure each listen. So I hope sincerely this material gets to some people of consequence who have enough condition to help this top-notch band throw a full-length CD into the market, and bring a lot of joy to thousands of Progressive Rock fans around the world.

The line-up of Pane consists of the following members:
Claudio Orlandi - Voice, Maurizio Polsinelli - Keyboards, Piano & Synths, Vito Andrea Arcomano - Acoustic guitar, Claudio Madaudo - Transverse Flute and Ivan Macera - drums. Highly recommended!...

(Comments By Sergio Motta)
http://www.progressiverockbr.com

-----------------------------

MOVIMENTI PROG
Parole di potenza e musica buona... come il pane
Un fine dicitore, poeta, attore e cantante. Una forma-canzone adattata alle esigenze del testo e modellata su sfuggenti trame musicali. Una parola che si fa suono e un suono che è materia, corpo, nutrimento. Pane.
Uno dei gruppi più interessanti degli ultimi tempi, che non solo pone un nuovo modello di interazione musica-testo ma propone anche una "nuova via" ad un certo modo di intendere lo spirito progressive.

Guidati dall'eccentrico Claudio Orlandi, i Pane confezionano un dischetto breve, succinto ma colmo di idee, simboli, sensazioni e musica. Una miscela di CSI, De Andrè, Tetes De Bois, Jethro Tull e Delirium, una sorta di "unplugged d'autore" che fonde jazz, folk, musica colta e canzone. Tutto incentrato sulla potenza del testo, quasi un "mantra" tale è la forza espressiva caricata da Orlandi.

Se "Epicedio de morte" e "Insonnia" (inarrivabile vetta d'intensità, "vanno in schiera al lavoro, come dopo un lavaggio del cervello"...) hanno referenze letterarie precise e importanti (Ariosto e Sylvia Plath), gli altri brani offrono uno spaccato d'inventiva davvero notevole. Penso a pezzi come "Rivoluzione" e "Termini Haus", una mini-suite che stupirà gli appassionati del prog: incalzanti, densi, pieni di un decadentismo che è atmosfera indefinita più che adesione letteraria o ideologica.

Pane è degno erede della miglior canzone d'autore ("Incudine", "Fiamma"), la interpreta con eleganza e trasporto, anche con una sottile ironia ("Passo lento"). Chitarre acustiche e flauto si intrecciano con malinconia, il pianoforte sottolinea con perentorietà, la voce di Orlandi esprime travaglio e vitalità. Poche parole: Pane è uno dei migliori ensemble in circolazione.

Donato Zoppo - [www.movimentiprog.net]

-----------------------------

MUSICAOS
Il progetto "Pane" nasce nel 1992 dall'incontro tra Claudio Orlandi (voce) e Maurizio Polsinelli (piano) ma prende forma in maniera decisa e completa nel 2001 col chitarrista Vito Andrea Arcomano il flautista Claudio Madaudo e il batterista Ivan Macera.
Il nome (pane) nella sua semplicità comunica benissimo il concept e la musica del gruppo romano, un ritorno ad un uso concreto e semplice delle parole-musica, più quotidiano e intimo.
Il rock torna indietro alla ricerca di un'origine genuina riscoprendo il progressive dei '70 e la "canzone d'autore" di quegli anni.
Sarà per la scelta di certi arrangiamenti, per l'uso dei flauti o per una voce che varia dallo strozzato alla lirica (tra i link del loro sito non a caso c'è quello al sito di Diamanda Galas) ma si respira proprio quell'aria ascoltando Pane, il miscuglio tra sinfonico e folk sporcato di rock e di parole-immagini raccontate in modo tagliente o spesso cantate, sussurrate, urlate.
Tanta letteratura nei testi del cantante Claudio Orlandi accanto a classici come l'Ariosto o Sylvia Plath .
Qualcuno azzarda anche paragoni con alcune cose dei c.s.i. o massimo volume (giacchè io direi Le Masque) soprattutto nei pezzi recitati, fattostà non è l'originalità, la modernità a tutti i costi la formula del gruppo, come appunto ricorda il nome "pane".

Dice il cantante: “...come la scelta di attenerci il più possibile a sonorità acustiche, che risponde alla nostra esigenza stilistica di mantenere le composizioni -anche quelle più apparentemente surreali- il più possibile aderenti alla realtà...Le nostre origini sono “popolari”, io sono di Pietralata, Maurizio di Vigne Nuove, Vito del Prenestino, è un importante sostrato che vogliamo mantenere. Abbiamo l’obiettivo costante di porre l’ascoltatore davanti a qualcosa di vivo che apra spazi di coscienza”.

Nel maggio 2003 è uscito in autoproduzione l'omonimo "Pane", cd con otto pezzi caratterizzati da una varietà ed intensità di immagini sonore evocate in maniera mutevole a volte ossessiva (Termini Haus) a volte lieve e rassicurante (Incudine).
E'su questi contrasti che la voce del cantante riesce a dare diverse interpretazioni e sfumature caricando di pathos accendendo i sentimenti o semplicemente declamando fredda.
Più maturo forse meno canonico è l'E.P. "Rive", due tracce: "stomaco aperto" e "Abu graib" che anticipano quello che sarà il prossimo lavoro. Si respirano sottili influenze orientali in "stomaco aperto", mentre in "abu Graib" un giro di chitarra folkeggiante accarezzata da un piano creano un magico vortice che porta ad un intenso finale.
La voce di Claudio è varia e sempre all'altezza dei momenti.
Entrambe le produzioni hanno delle grafiche minimali in bianco e nero curate dagli stessi a completare l'interezza e la complessità del gruppo.
Inutile dire che il gruppo ha una notevole attività live e che sta ricevendo diversi premi e consensi dagli addetti ai lavori.
Per chiunque fosse interessato all'approfondimento e all'ascolto (sul loro sito sono disponibili 4 tracce del loro primo lavoro) di "Pane" può farlo sul sito ufficiale del gruppo.

Giorgio Viva - [www.musicaos.it]

-----------------------------

MUSICAOLTRANZA - (19-10-05)
In un punto imprecisato fra musica acustica, radici da classica, progressive e cantautorato si trova questo progetto denominato Pane.
Ambizioso ma con buone motivazioni, figlio di diverse e variegate personalità, il cd in questione spicca per la capacità compositiva e la struttura del lavoro in sé e dei singoli pezzi. Suona, e probabilmente è stato pensato, come un concept disc. Sembrano pezzi di un’unica storia, dal sapore fortemente teatrale, sia per le atmosfere suggerite dalle note che per il carattere del cantato/parlato.
Si ha più volte l’impressione di trovarsi in una terra di mezzo, anche per la voce ed il suo timbro, fra Massimo Volume e Banco Del Mutuo Soccorso. Molto prog anche gli intrecci dei crescendo. Per poi virare bruscamente verso atmosfere più vicine a cantautori come il Vecchioni anni ’70 o qualcosa di Paolo Conte. Viscerale, diretto, ma assolutamente intellettuale, il disco ben riesce a coinvolgere l’ascoltatore in un viaggio breve ma intenso. Con la consapevolezza di trovarsi di fronte a qualcosa che, nel bene e nel male, è oltre il discorso semplicemente musicale.

Mauro Nigro - [www.musicaoltranza.net]

-----------------------------

LIBERAZIONE
Pane - Poesia in Musica
Pur non essendo un disco nuovissimo non meritava l’oblio dell’indifferenza. Nato dall’incontro tra Maurizio Polsinelli e Claudio Orlandi, quello dei Pane è un progetto maturo e consapevole di unione tra poesia e musica che si esprime al meglio nella dimensione live. L’album appare quasi un manifesto sonoro di una scelta complessa che pur affondando le radici nelle suggestioni acustiche del folk, si è evoluta elaborando la lezione dei recitativi acidi dei Velvet Underground.

Gianni Lucini - giannilucini@libero.it [www.liberazione.it]

-----------------------------

ROCKLAB
Capolavoro. Tenendo conto della portata di questa parola all’interno della recensione di un demo tape, ci assumiamo ogni responsabilità di questo uso. Progetto Pane è musica, teatro e letteratura. E’ quel morbo intellettuale che si pone tra lo spazio vuoto dei distorsori e s’insinua inquieto nel vostro corpo, declamando a più non posso i versi quotidiani della nostra esistenza. Progetto Pane è la rielaborazione di un passato attraverso la storiografia dello stesso, un’analisi che parte da Ariosto, passa per la Kiev della guerra e approda all’esistenza alienante di Sylvia Plath. Progetto Pane è musica progressiva, totale, abbeverata alla fonte poetica del Banco Del Mutuo Soccorso e Giovanni Lindo Ferretti e declinata per passi laterali attraverso ogni tipo di esperienza musicale: classica, jazz, recitato, rock, addirittura ricicli post/alternative. Progetto Pane è emotività prossima alla catarsi, espressione esplosa; è musica da camera e da cameretta. Progetto Pane è capolavoro, e a questo punto sembra addirittura doveroso ripeterlo.

Giorgio Pace - [www.rocklab.it]

-----------------------------

MP ROMA
Il poetic-rock dei Pane
I Pane sono nati nel 1992 grazie al cantante Claudio Orlandi e al pianista Maurizio Polsinelli per creare un progetto dove letteratura e musica trovassero un ideale punto d’incontro partendo da ascolti e letture giovanili, da Camus a Ginsberg, da Jim Morrison a Battiato. Nel corso degli anni il gruppo ha scelto una strumentazione prevalentemente acustica dove spicca l’utilizzo del flauto traverso che evoca classicismo alla Debussy e le tipiche reminiscenze dei 70’s.
Anche la voce di Claudio Orlandi fa piacevolmente tornare in dietro nel tempo con una timbrica vicina a quella di Francesco “Big” Di Giacomo. Il loro genere potremmo definirlo “poetic rock”, basta ascoltare i brani del cd, dall’iniziale “Epicedio de morte” lamento funebre tratto dalle Rime dell’Ariosto, e poi in una serie di composizioni calibrate e volutamente minimali sin dai titoli, “Fiamma”, “La Sedia”, “Passo Lento”, quasi un tango che rimane sospeso a mezz’aria, e “Insonnia” una poesia di Sylvia Plath condensata in cinque minuti ricchi di pathos. Il protagonista di “Termini Haus” è uno dei tanti clochard che popola la grande stazione romana e le parole non nascondono la disperazione di chi vive in condizioni disumane (“sporco e canuto gira per la strada, pieno di pulci grida all’impazzata, chino sui suoi muri parla dei suoi amori..”). Questo brano ha vinto all’ultima edizione del Concorso Augusto Daolio di Sulmona il premio per la “miglior esecuzione tecnica”, ma non è l’unico riconoscimento avuto dal gruppo.
Al Circolo degli Artisti hanno recentemente aperto la serata di El Muniria, il nuovo progetto di Emidio Clementi, leader dei disciolti Massimo Volume (altra indubbia fonte d’ispirazione), riscuotendo un vero interesse da parte del pubblico.

Paolo Ansali - [www.mproma.net]

-----------------------------

CANTINE
Poetiche rime d'antologia riesumate da polverosi libri di scuola o scovate nell'incanto della creatività si traducono in sublimi sequenze di note, quando romantiche e appassionate, quando aggressive e vibranti.
Dolce e drammatico è il flauto che attraversa e vive dentro i brani, scorrendo sulle note tracciate dal pianoforte ed accarezzate da una splendida voce, spesso narrante.
"Epicedio de morte" è una sublime rivisitazione de Le Rime di Ariosto che catapulta dentro l'universo Pane, fatto di teatro e magia. In "Insonnia" il flauto sembra cantare duettando poeticamente con la voce, ed è proprio la poesia del flauto l'assoluta protagonista del finale, come in uno struggente canto del cigno. Si prosegue con l'incisiva voce sussurrata di Claudio Orlandi che scivola delicatamente sulla musica, come le mani delicate accarezzano i tasti del pianoforte: "Incudine" è un cammeo breve, ma intenso. "Passo Lento" rievoca alcune arie del menestrello Branduardi, una ballata condita da suoni jazzati, ritmiche in punta di dita, corde e strumenti accarezzati a generare suoni delicati, vellutati, permeati di fascinosa magia. "Fiamma" richiama i sussurri vocali dei brani precedenti che danzano prima a ritmo di arpeggi per adagiarsi dolcemente su un soffio di flauto: parole che sanno di dolcissima poesia. "Termini Haus" è il brano-trilogia: un'altalena di vigore, pace e tormento, un saliscendi musicale, mentre "Rivoluzione" è forse il brano meno immediato, quello che più volge verso il teatro. "La Sedia" conclude il lavoro dei Pane: è il logico finale, come un racconto di una vita che si consuma e silenziosamente, delicatamente, si spegne.
Il progetto Pane è un incantevole compendio di delicati virtuosismi sonori e di aulica magia letteraria. Una suggestione difficile da descrivere e catalogare, ma in grado di catturare anche l'orecchio distratto, mediante passaggi delicati e seducenti; un'interpretazione che tormenta, una melodia vissuta, metabolizzata ed espressa con sapiente maturità.
Davvero un colpo di fulmine!

Katia Gigliotti - [www.cantine.org]

-----------------------------

EL MUNIRIA + PANE - circolo degli artisti -
di Marco Di Carlo (redazione di RadioCittàAperta)

Quando la voce del cuore trascende il suono (seppur pieno ed affascinante) e si fa melodia esistenziale, canto libero di un animo tormentato… Potere alla parola… Ci sono due band che fanno lavorare il cervello stasera, che pizzicano corde sottili sotto la pelle più spessa. Ci sono due realtà poco acclamate (purtroppo). Ci sono un paio di milioni di buoni motivi per essere qui, seduti in pensosa contemplazione... Ci sono i Pane, tanto per cominciare, enfatico combo romano guidato da una sorta di giovane Francesco Di Giacomo. Un suono scarno, eppure ricco di sfumature il loro, a tratti scosso da vigorose pennellate impressioniste. Come assistere ad un'improbabile jam tra il Banco e i Massimo Volume più riflessivi. Gettano un ponte tra passato e presente, guardano avanti senza rinnegare le antiche e nobili origini. Intensi e coraggiosi. Hanno personalità da vendere. Speriamo che qualcuno acquisti… Il pubblico, silenzioso, attento e (oilà!) discretamente numeroso, sembra aver recepito il messaggio… Come antipasto non c'è stato male. Quasi un pasto completo. Per chi, come me, non è ancora sazio, però, il meglio ha da venì… El Muniria: enigmatica creatura multiforme che dispensa un trip hop teso e brumoso, che ora perlustra abissi dub, ora si satura di soniche emozioni, ora dilata il battito e crea maree di suono ambientale, placide ed evocative, su cui far galleggiare concetti "importanti"… E poi c'è lui, ovviamente, Mimì Clementi, l'ultimo Dio, il poeta a quattro corde, magnetico e catartico maestro di cerimonie. Ci sono le sue parole pesanti, che scavano dentro, parole che inducono a riflessioni definitive. Illuminano. Personalmente m'infondono una bizzarra pace interiore…"Sturano" ricettori cementati da una quotidianeità brutalizzante... Sto bene. Ora so, capisco… Ciò che separa è santo… e anche se non c'è niente di nuovo sotto il sole (anche musicalmente parlando) ha un senso essere qui… Certe consuetudini riconciliano con realtà poco comprensibili. Una densa consapevolezza zen pervade i miei sensi e, senza rendermene conto, comincio ad ondeggiare su ritmi gommosi, come un feto nel liquido amniotico… Sono pronto ad affrontare il nuovo giorno… e ad applaudire. I brani si susseguono come capitoli di un libro ancora tutto da scrivere… D'un tratto, il tempo si scongela, e la fine sopraggiunge, molesta e prevedibile come un temporale estivo. Grazie a non so chi, però, il commiato non è affatto brusco… Doppio bis perforante! Prima un pezzo di Steve Piccolo, "Meschinamente riproposto da me, per voi", quindi un nervosissimo reading del suo ultimo parto letterario, ghiotta anticipazione di un qualcheccosa a cui, aimè, non potrò presenziare, domani, da Melbookstore… Il giovane Mimì, inquieto e assetato di esperienze, s'affaccia alla vita... Disperato desiderio di qualcos'altro, di un'ipotesi diversa, migliore… Lontano da qui… Sospiro… Il ricordo, l'esperienza, la dolorosa crescita attraverso di essa, la redenzione di un uomo.
Sospiro… L'avrete capito: stasera c'è stato qualcosa di più.
Good (very good) night!

vondick@libero.it

-----------------------------

KRONIC
Epica etica etnica pathos
E` un progetto ambizioso ed affascinante, quello creato da Claudio Orlandi e Maurizio Poliselli; Una band che punta in alto, lontano dai soliti cliché della cosiddetta musica indipendente ma anche dagli stilemi del cantautorato classico; Un progetto acustico in cui la voce di Orlandi si contorna di pianoforte, chitarra acustica, flauto traverso e batteria per ricreare atmosfere dense di pathos. Già il fatto che le prime due tracce di questo loro cd siano costruite intorno a testi di Ludovico Ariosto e Sylvia Plath può dare un`idea della profondità a cui i Pane vogliono puntare; le cose migliori sembrano però arrivare quando il progetto si stacca dalle citazioni per cercare la propria strada, costruendo così canzoni notturne ed intense come "Passo lento", "Fiamma" o "Incudine", ma non si può certo parlar male nemmeno del minimalismo indolente della conclusiva "La sedia", della più aggressiva "Termini Haus" o della parentesi recitata "Rivoluzione". Un progetto dalla grandissima forza evocativa costruito intorno alla voce teatrale di Claudio Orlandi (che quanto ad enfasi può ricordare Francesco Di Giacomo) ed un songwriting intenso e ricercato. Da seguire con grande attenzione. (2/2/05)

Roberto Bonfanti - [www.kronic.it]

-----------------------------

USCITA DI SICUREZZA
Il progetto Pane nasce dalla poliedrica mente di Claudio Orlandi e subito va ad incanalarsi in quel contesto nel quale la musica perde la sua linearità originaria, schizza via impazzita assecondando i vorticosi pensieri del compositore, muta nota dopo nota, cambia volto, ora folle, ora riflessiva, ora dinamica, ora soffusa, andando a far perdere ogni tipo di coordinate a chi ne entra in contatto. Realmente difficile, quindi, cercare anche solo di avvicinarsi idealmente a parole a quanto proposto dal gruppo capitolino. Dalle incursioni nel rock progressivo settantiano (i Jethro Tull fanno la loro comparsa attraverso scorribande flautistiche) alla forza evocativa del Banco, dalle poesie acide tanto care a JimMorrison al cantautorato teatrale di De Andrè, dalla ricercatezza dei Massimo Volume alla grezza raffinatezza del rock di CSI e CCCP, gli appigli ed i rimandi ai grandi del passato sono realmente tanti e tali da far sì che la mezz’ora scarsa di durata del disco vada ad assumere sin da subito le sembianze di un delirante labirinto. Nel quale si stagliano la splendida “Termini Haus” con il suo retrogusto folk e un Claudio Orlandi autore di una performance intensa e convincente, “Insonnia” con, alla base, un coraggioso spirito sperimentatore, “La sedia” con il suo pianoforte a farla da padrone, ma soprattutto la notturna “Fiamma”, traccia emozionante e delicata che quasi va a ritagliarsi un ruolo di oasi serena in una realtà schizoide. Un lavoro non semplice, che sorprende per il coraggio e la maturità, ma soprattutto per la capacità del gruppo di modellare la musica a proprio piacimento, giocarci, smontarla e rimontarla senza troppe remore, senza però farle mai perdere la sua forza comunicativa originaria. Complimenti.

Luca Barsotti - [www.uds.it]

-----------------------------

MESCALINA
Questo omonimo non è il primo demo dei Pane, eppure finora non si è parlato e scritto più di tanto di questa band del Lazio. Questa indifferenza non deve stupire, perché quello dei Pane è un progetto che non rientra nelle solite caratteristiche da band emergente: innanzitutto, Claudio Orlandi (voce), Maurizio Polsinelli (pianoforte), Vito Andrea Arcomano (chitarra acustica), Claudio Madaudo (flauto traverso) e Ivan Macera (batteria) hanno un suono inconsueto che rinchiude in sé diversi stili. Non si tratta di contaminazione, come il rock ci ha abituato in questil ultimi anni, perché non vengono aperte finestre su altri mondi o generi, ma, come si diceva, semmai le si chiude per rimanere a fissarne gli interni.
Quello dei Pane è un ibrido tra musica da camera e progressive, tra musica classica e canzone, generi che non sono propriamente vicini e affini con quelli del rock e con i suoi appassionati. A questo si aggiunga una componente teatrale-recitativa plumbea e ciò che ne risulta è più simile all’azione di un mimo che di una canzone rock. La musica dei Pane è come una rappresentazione teatrale ostica, a luci basse, con gli attori che recitano monologhi senza coreografia, solo qualche oggetto a definire una stanza buia e deperita.
Tanto i testi quanto gli arrangiamenti sembrano infatti parte di una colonna sonora per un’opera teatrale, ambientata nell’Europa dell’Est o in un paese perduto nelle nebbie della campagna italiana, che ancora non si capacita della scomparsa del comunismo.
I brani dei Pane potranno far venire alle mente un certo melodiare denso dei CCCP o dei CSI, anzi più che altro di Ferretti, il parlato dei Massimo Volume, alcuni tocchi pianistici di Debussy o Bartok e qualche stratificazione prog, ma hanno una loro leggerezza, un loro soffio lirico che si esprime soprattutto con la voce di Claudio Orlandi e il flauto a traverso di Claudio Madaudo (nulla a che fare coi Jethro Tull, rimando quasi inevitabile visto che si è accennato al progressive).
Rinchiusi nella stanza della loro mente, i Pane volano alti, citano Ludovico Ariosto e Sylvia Plath, come un poeta reietto, che indossa una giacca consunta dal rancore della storia e che cerca ostinatamente di risalire una realtà interiore contorta, legata al passato.
Le inevitabili difficoltà nel districarsi tra i versi sono compensate da una musica evocativa, che a tratti assume anche qualche accento popolare come in “Passo lento” e in “La sedia”. Proprio questi avrebbero meritato di essere sviluppati maggiormente, ma i Pane non sembrano intenzionati a svolgere e distendere più di tanto il loro suono: preferiscono usarlo per evocare inquietudini, come una natura morta fissa su una scena di degrado quotidiano.

Christian Verzeletti - chris14067@libero.it [www.mescalina.it]

-----------------------------

MUSICAROMA
La premessa da fare sui Pane e sul loro disco omonimo è che stiamo parlando di "veri musicisti". Questo lo dico per far intendere che, a differenza di molti altri gruppi – siano essi noti o emergenti - in loro si sente qualcosa di diverso, una spinta più consapevole verso una musica propria ed originale. Il loro stile, psichedelico/progressive/folk, anche se richiama artisti come i Banco del Mutuo Soccorso, i Genesis, o ancora i Doors, non risulta mai scontato. L'organico particolare di questo gruppo romano rafforza la mia impressione di originalità: Claudio Orlandi, alla voce ed autore dei testi, ha profondità nella scelta delle parole ed una potenza canora davvero sbalorditiva; molto interessanti sono le linee del flauto traverso di Claudio Madaudo, che creano un letto di note delicate ma anche ipnotiche; Maurizio Polsinelli, pianoforte e synth, ha delicatezza e gusto, e colpisce in particolare per il suo piano sul terzo brano "Incudine"; infine, la chitarra acustica di Vito Andrea Arcomano e la batteria di Ivan Macera creano, con estrema sensibilità, la base ritmica di questo disco. Otto tracce davvero interessanti - nessuna esclusa! - nelle quali atmosfere scure e lente si fondono perfettamente con momenti più ritmati e vivaci. In "Epicedio de Morte" vengono sapientemente cantate ed accompagnate le Rime dell' Ariosto, mentre il testo di "Insonnia" è tratto da "Insomniac" della Poetessa Sylvia Plath. Non c'è che dire, i Pane stupiscono sia per il loro talento che per il loro gusto nell'esternarlo. Pensare che esistano gruppi come i Pane fa sperare alla rinascita di una parte della musica italiana che negli anni '70 ci ha donato dei capolavori. I miei più sentiti complimenti.

Gabriele Mengoli - [www.musicaroma.it]

-----------------------------

SENTIRE ASCOLTARE
A colpirmi di più e subito è l’autorità con cui i Pane - le loro canzoni - s’impongono sui modelli a cui talora anche in modo evidente rimandano. Forti d’una visione intensa, appassionata, austera, disegnata da una voce versatile (non capita spesso alle nostre latitudini d’imbattersi in tali capacità interpretative) e da una dinamica cospirazione di flauto traverso, chitarra acustica, pianoforte e batteria.
Nelle otto tracce per poco più di 25 minuti che compongono questo omonimo lavoro d'esordio (autoprodotto, dopo un prammatico iter di cdr), si alternano suggestioni Banco e folkitudine De André, declami CCCP e scabrezze Marlene Kuntz, teatralità Avion Travel, deliri Doors e l'impalpabile spessore degli ultimi Talk Talk.
Riferimenti che, come dicevo, balenano strutturando ma non soverchiando il robusto tessuto poetico. I Pane spingono infatti senza indugio sul peso specifico dei testi, sdegnosamente esoterici, infebbrati e solenni, fieramente desueti, pervasi di uno spleen colto al crocicchio tra mitteleuropa decadente e decaduta.
Vedi quando affrontano in flagrante asprezza scomodità presenti (la micro-suite in tre movimenti di Termini Haus, nevrastenie tzigane, caligini di synth, miserie metropolitane) e passate (lo straordinario telegramma ferrettiano di Rivoluzione, sussurro sordido digrignato spietato, pervaso d'immanente epica e imminente tragedia), o quando scomodano nientemeno che le Rime di Ariosto per la palpitante Epicedio de morte (traccia dalle chiare ascendenze Genesis-Banco).
Il tono insomma si mantiene sempre alto, grave di senso, talora oscuro (come nella romantica freddezza di Incudine), ma un’urgenza febbrile lo alleggerisce, lo solleva e affila, mentre come una cognizione di tenerezza – o pietas che dir si voglia - sovrintende e assolve tutto. E’ il caso della pastorale ombrosità di Fiamma, ma ancor più della toccante La sedia, che chiude il programma in diafano splendore: piano e voce come luce di candela, una strategia di indelebili segni leggeri degna – non esagero - del Mark Hollis solista (e l’Hollis solista è davvero esagerato).
Se Passo lento è un’amara allegria in guisa di ballata che ricorda la Disamistade imbastita da Fossati-De André, Insonnia può a ben ragione passare per il pezzo più ambizioso del lotto: lampanti le derivazioni folk-prog (la struttura contesa tra linearità insistente e inopinate sospensioni, la bucolica inquietudine dell’atmosfera), spingono come possedute chitarra e piano in riff ossessivi, il flauto disegna sdrucciolevoli scie pastello, la batteria procede tra flemma e sussulti come su una rotta di collisione, la voce recita un lucido delirio (riadattato da un profetico testo di Sylvia Plath) come avrebbe fatto un Demetrio Stratos in stile Massimo Volume, o giù di lì.
E’ insomma nel complesso un disco coinvolgente, nel quale s'intravede una maturità artistica densa di futuro. In tempi e paesi normali, ci si attenderebbe sollecito interessamento da parte di più o meno sedicenti case discografiche. Per tutti i volenterosi, i benemeriti appassionati o i curiosi semplici, casomai, c'è il loro sito.

Stefano Solventi - [www.sentireascoltare.com]

-----------------------------

GENERAZIONE X
Progetto assolutamente maturo ed eclettico,
Pane diviene un incontro prezioso e vitale tra le arie e le sonorità care agli Avion Travel e i testi ricercati e recitativi di Giovanni Lindo Ferretti, ... eppure non basta, seguendo le linee di un disco che coinvolge in sè brandelli di Jethro Tull (grazie all'apporto particolare del flauto) e recitazione alla De Andrè. Pane non cerca attenzione diretta, non cerca di penetrare con forza nella mente dell'ascoltatore ... Pane fa di più: crea un vorticoso gioco delle emozionalità, punge la mente e vi entra con leggerezza, con energia sommessa.Pane mette sù una costruzione di cemento travestendola di piume, come nel caso della monumentale "Termini Haus" trittico di grande intensità con incursioni nel folk e sospinta dalla eccellente interpretazione di Claudio Orlandi, un pò come "Insonnia" (il brano dalla sonorità orientale che forse più si avvicina a certe sperimentazioni di musica/recitazione care ai CSI). "Incudine" e "Passo lento" viaggiano invece sugli stessi binari, delicati e notturni fino alla breve ed emozionante "Fiamma".Molto singolari sono "Rivoluzione" (lettura acida e incontrollata) e la conclusiva "La sedia", brano sussurrato con delicatezza nel quale emerge il pianoforte (grande protagonista dell'intero lavoro)...una chiusura dolce e sulla quale cala il sipario. Un lavoro veramente ottimo, ricercato e maturo per un progetto degno di attenzione (non solo musicale viste le potenzialità teatrali della produzione del gruppo romano).
In bocca al lupo!

Andrea Buongiorno - buong1980@libero.it [www.generazionex.com]

-----------------------------

ID-BOX
Il progetto Pane (proveniente dalla capitale), è ormai decennale, dopo tante varianti nella formazione e con tanti avvenimenti alle spalle, politici e musicali, prende finalmente vita il lavoro degli stessi, che dal vivo si affiancano ad artisti, quali pittori, fotografi ecc… Il disco in questione è davvero impegnativo ed imperioso nella sua struttura, la media d’età (circa sui trent’anni) della band, sembra una garanzia di maturità sia artistica che emotiva, sanno costruire atmosfere intense i Pane, la voce di Claudio Orlandi, lancia messaggi ben precisi, con grandissima emozione e con tanta potenza. Un minimo accenno a Giovanni Lindo Ferretti c’è, ma soprattutto come attitudine e come intensità. La particolarità del suono Pane è data dal flauto traverso di Claudio Madaudo che sceglie linee alla Jethro Tull, ad accompagnare atmosfere sublimi che ci raccontano cosa succede oggi. Rimandi a CCCP, CSI, Doors, ma anche al cantautorato di De Andrè e ai Massimo Volume, queste le coordinate della band che, in ogni modo, risulta assai originale e sincera. Splendide tutte le composizioni, curatissime negli arrangiamenti, dinamiche nelle strutture (con improvvise esplosioni di suoni), e con l’interpretazione introspettiva di Orlandi accompagnata dall’evocatività del flauto traverso. Mi colpisce da subito “Insonnia”, con la voce che da sussuratrice, si ingrossa esplodendo nell’anima di chi ascolta e lasciando assolutamente senza fiato; ottima anche “Incudine” (anche se di durata ridotta), davvero intensa. Il disco non risulta omogeneo, ma cresce ad ogni ascolto, come dimostra “Fiamma” a creare un’atmosfera sospesa e senza tempo. Poi l’ottima trilogia di “Termini Haus” composta da “Giolitti”, “Giardino Ottomano” e “Diocleziana”, un misto di cultura romana e politica fatta di folk, rock, introspezione e magnetismo. La conclusiva “La Sedia” brilla anch’essa per intensità emotiva, con un piano triste accompagnatore di una voce eccezionale nel recitare.
Un disco ed un progetto da sostenere, apprezzare, promuovere. Difficile trovare tanta sincerità musicale, unita a tecnica e buon gusto, è quasi incredibile che questo progetto sia ancora autoprodotto.

Fabio Igor Tosi - igor.tosi@libero.it [www.idbox.it]

-----------------------------


ROCK IT
Il progetto-Pane (come amano chiamarlo gli stessi membri di questa formazione romana) ruota attorno alla figura del leader Claudio Orlandi, eccentrico compositore dotato di impetuoso talento. Contorniato da un gruppo di musicisti tecnicamente molto validi, tra cui spiccano il poliedrico flautista Madaudo e il batterista Macera, l’Orlandi dipinge una serie di affreschi musicali dalle melodie di piuma e dalla grande ricercatezza di linguaggio (con interpretazioni vocali molto enfatiche, teatrali). Il retroterra classico-barocco sfocia inevitabilmente nelle tinte di un progressive-rock pieno di bei fronzoli, alla maniera del Banco del Mutuo Soccorso, o in uno stile più cantautoriale, un neo-folk figlio di Branduardi. Un’opera quasi più letteraria che musicale: pretenziosa, sì, ma di valida levatura.

Marco Daretti - mark@rockit dot it [www.rockit.it]

-----------------------------

SONIC BAND
Testi di spessore e una musicalità non comune per questo progetto molto ricercato.
La tecnica e l’indiscussa sintonia strumentale si fondono in un alternarsi di atmosfere (ora quiete/ ora tempesta) evidenziando la teatralità del suono e del verso in modo lodevole. A questo si sposa ottimamente l’espressione vocale legata fortemente alla parola, come insegnano i letterati d’italia Giovanni Lindo Ferretti e F. Battiato, arrivando, a volte, a richiamare un certo Demetrio Stratos, nei passaggi più intensi. Dal Banco del Mutuo Soccorso a Nick Cave, dai Massimo Volume ai Jethro tull, questo, e non solo questo, ho intravisto in questo 8 tracce senza titolo del progetto Pane. “Insonnia”, dall’incedere vorticoso, dove flauto e piano ricamano nel crescendo strumentale, “Passo lento” vicina al cantautorato più fine e la quasi folk “Termini haus” solo per citare alcune parti di un racconto affascinante nella sua complessità. Complimenti.

Roberto Ferrari - roberto@sonicbands.it [www.sonicbands.it]