EPICEDIO DE MORTE testo: tratto dalle "Rime" di L.Ariosto

Vedo i versi che smarriti son...che smarriti son
odo intorno il comune lamentar...il comune lamentar...
ch'ove lor debbian cominciar cominciar non sanno. Ch'or iustamente da mostrar dolor ed è si grave danno
che a pena so s'esser potria, potria maggior.
E vedo i versi che smarriti son, che smarriti son...
Epicedio de morte illustrissimae, Lionorae Estensis de Aragonia Ducissae Ferrariae.

 

 

 

 

INSONNIA testo: S.Plath da "Attraversando l'acqua"

Il cielo notturno è una carta carbone nero blu, con le orbite a lungo riattizzate delle stelle Filtranti la luce, spiraglio a spiraglio Luce d'un bianco d'ossa come la morte al di là di tutto, Sotto gli occhi delle stelle e il rictus della luna Egli patisce il suo guanciale deserto, l'insonnia Sparge per ogni dove i suoi granelli di sabbia. Ossessivamente si replica un vecchio sgranato film di imbarazzi, Giorni uggiosi D'infanzia e adolescenza, appiccicosi di sogni, Facce parentali su alti steli severi o piangenti...
Un verminoso roseto che lo faceva strillare.
La sua fronte è gozzuta come un sacchetto di sassi, Dive obsolete, i ricordi competono per l'inquadratura. E' assuefatto alle pillole rosse, azzurre, vermiglie Quanto gli confortarono la noia di sere prolungate! Quei zuccherosi pianeti la cui influenza gli valse un po di vita Ribattezzata non-vita E i dolci, storditi risvegli da infante senza memoria. Le pillole sono ormai vane come gli dei del passato, Non gli giovano più i loro colori di papavero...La sua testa è un angusto interno di grigi specchi... Ogni gesto si snoda di colpo in una serie di prospettive in decrescendo... e il suo senso!
Fuoriesce come acqua da un buco all'estremità, Esposto in mostra lui vive in una stanza spalpebrata, Le nude fessure degli occhi spalancate in permanenza, Su un accendi-e-spegni infinito di situazioni... Per tutta la notte gatti invisibili berciavano come comari...O strumenti scordati!!! Egli ormai vede il giorno il suo bianco disagio, che spunta col suo carico di futili ripetizioni, la città è una mappa di gioviali pigolii, adesso; Tutti con occhi vacui dai riflessi di mica...vanno in schiera al lavoro...come dopo un lavaggio del cervello.

 

 

 

 

INCUDINE testo: C.Orlandi

I tuoi occhi...
spazzano via...
la perplessità dei miei pensieri,
che neanche l'acqua della pioggia spazza via...
da me!
La tua pelle miracolata... liscia come il ferro.
La tua pelle miracolata, come il ferro dell'incudine...liscia
COME IL FERRO DELL'INCUDINE,
COME IL FERRO DELL'INCUDINE

 

 

 

 

PASSO LENTO testo: C:Orlandi

Per un passo lento, per un passo lento
e mi viene da ridere, e mi viene da ridere
Per un passo lento mi viene da ridere, per un passo lento e mi viene da ridere...
Per un ballo lento, per un ballo lento,
e mi viene da ridere, e mi viene da ridere
Per un ballo lento e mi viene da ridere, per un ballo lento e mi viene da ridere...
Per una parola sconcia, per una parola sconcia,
e mi viene da ridere, e mi viene da ridere
Per una parola sconcia e mi viene da ridere,
Per una parola sconcia e mi viene da ridere.

 

 

 

 

FIAMMA testo: C.Orlandi

Ti ho vista sdraiata sei la fiamma
Non chiedermi che colore sia
E' un verde smeraldo vicino al blu
Come un alito scuro come un cuore un tamburo
Come un alito al vento come un siero un tormento.

 

 

 

 

TERMINI HAUS testo: C.Orlandi

Storto e canuto gira per la strada,
Pieno di pulci grida all'impazzata
chino sui suoi muri parla dei suoi amori...
chino sui suoi muri parla dei suoi amori...
Sporco e lacerato mangia le sue mosche,
striscia sovente dopo le torture
crede nei suoi occhi e guarda dritto il Sole...
e guarda dritto il Sole.
Perso e malnutrito corre nella strada,
sino alla veglia lecca la sua pelle
canta e raccoglie da terra la sua bava...
da terra la sua bava... a TERMINI HAUS...

 

 

 

 

RIVOLUZIONE (Kiev telegramma) testo: M.Polsinelli

Signore sotto la neve bianca i mattoni rossi del Palazzo d'Inverno vengono calpestati da soldati caldi di liquori con se recando ferro carbone zucchero e rosso rame e tessili e amore e violenza e vita e il corso malinconico del Volga, spinge l'acqua del Tevere.Ora.Stop.Stop.
E le città ebbero la sorte mutata in un attimo, in un momento d'Alba quando sorti dalle rive della notte coi loro stivali bagnati di neve calpestarono lo scalone di marmo.
Prima sferraglianti sui colli lunghe file di miliziani luccicanti vessilli dorati issando per frenare il vento del nord inesorabilmente volto a Roma tanto da non dover essere atteso più di trecento miseri anni dopo di che instaurando la croce santa.Stop.
E tanti peni striminziti dicono stiano premendo alla parete dei ventri senza poter fremere e gonfiarsi del caldo ma cupi s'intanano il piscio attendendo non dicasi delle vulve poi di che non potendosi vedere non si sognano neanche più alcun passaggio.
Più in alto migliaia di corridoi e milioni di finestre dalle quali un solo cortile veglia sugli occhi di chi veglia. E’Tempo. Stop.Compagni all'attacco. Stop.
E come sulla neve i ghiacci rosseggianti di rosso che poi è sangue rosso di fetidi tagli con l'appetito di un bambino col coraggio del vento entrarono in fine nel Palazzo d'Inverno. Stop. Tiritera ovvero Nenia Storica dondolante signore. Stop.
Ovvero ferro carbone e zucchero e rosso rame e tessili e amore e violenza e vita e tutti i rami dell'industria la piccola, la grande e la bianca Russia e il Caucaso e la Siberia il Turkestan e il corso ancor malinconico del Volga, e le città ebbero la sorte mutata in un momento d'alba quando sorti dalle rive della notte coi loro stivali bagnati di neve calpestarono lo scalone di marmo. Stop. Qualcuno fermo in dietro stan svescicandosi mentre altri vengono tagliati in parti uguali pisciando oro sul rosso del rosso del sangue dei tagli. Stop.
Tutti morti signore,
i sopravvissuti pure e agonizzanti ormai i pronipoti. Stop. Pregasi urgente visita. Stop. Signore pregate per noi. Stop..
Addio Addio. Stop...Addio Addio. Stop...

 

 

 

 

LA SEDIA testo: C.Orlandi

La sedia che io vedo ora come un porto
vicino al mio corpo stanco,
vicino come io vedo me stesso.
Come io vedo me stesso.
Braccioli e legno da fuoco,
ardono i polsi stretti,
cavalli da barbiere e rame.
Caldo e mi cresco.
Spalle di muro e miele,
animali di frutta come,
la fame attanaglia la guerra
la stoffa è rara per le nuove generazioni.
Per le nuove generazioni
Poi le gambe che amano piedi
e la terra mima orsa,
dei figli che sgambettano..
come Terra come Amore...
come Terra come Amore.