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Roberto Saviano
   
     
 
 

Roberto Saviano

[www.sosteniamosaviano.org]
 

“Nonostante la ristrutturazione dei clan, per numero di affiliati la camorra è l’organizzazione criminale più corposa d’Europa. Per ogni affiliato siciliano ce ne sono cinque campani, per ogni ‘ndranghetista addirittura otto. Il triplo, il quadruplo delle altre organizzazioni. Nel cono d’ombra dell’attenzione data perennemente a Cosa Nostra, nell’attenzione ossessiva riservata alle bombe della mafia,la camorra ha trovato la giusta distrazione mediatica per risultare praticamente sconosciuta.[…]

Come dimostrano le indagini della Procura Antimafia di Napoli, la struttura federale e flessibile dei gruppi camorristici ha trasformato completamente il tessuto delle famiglie: oggi piuttosto che di alleanza diplomatiche, di patti stabili, bisognerebbe riferirsi ai clan come a comitati d’affari.”

 
Roberto Saviano, Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra.
 
Roberto Saviano è un ragazzo nato a Napoli nel 1979.
Fa parte del gruppo di ricercatori dell'osservatorio sulla camorra e l'illegalità e collabora con "Il Manifesto" e "Il corriere del Mezzogiorno". Suoi racconti e reportage sono apparsi su "Nuovi argomenti", "Lo straniero" e Nazioneindiana.com e si trovano inclusi in numerose antologie tra cui Best Off. Il meglio delle riviste letterarie italiane (Minimum fax 2005) e Napoli comincia a Scampia (L'ancora del mediterraneo 2005). “Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra” è il suo primo libro, al quale sono stati riconosciuti il Premio Giancarlo Siani e il premio Viareggio Repaci 2006.

Un libro anomalo e potente, appassionato e brutale, al tempo stesso oggettivo e visionario, di indagine e di letteratura, pieno di orrori come di fascino inquietante. Sono pagine che afferrano il lettore alla gola e lo trascinano in un abisso dove davvero nessuna immaginazione è in grado di arrivare. “Gomorra” è il quadro più lucido e spietato del sistema comorristico attuale che dalla Campania gestisce una rete internazionale di rapporti criminali.

*
Roberto nei giorni scorsi ha ricevuto dure minacce da parte della Camorra, minacce che hanno costretto il prefetto di Caserta Maria Elena Stasi a far allontanare Roberto dalla sua città ed attuare un programma di protezione.

“Repubblica”, 13 ottobre 2006 - “I clan si sono anche «infuriati per la sfida che Saviano ha portato nel loro feudo, nella Casal di Principe che negli anni ’90 aveva il record di omicidi». Lo scrittore, hi riportato «L’espresso», si è presentato sul palco della cittadina casertana il 23 settembre scorso, insieme al presidente della Camera Fausto Bertinotti, nell’ultima di quattro giornate di mobilitazione anticamorra. Saviano «ha chiamato i padrini per nome: Iovine, Schiamone, Zagara, non valete nulla. Loro poggiano la loro potenza sulla vostra paura, se ne devono andare da questa terra»

“Repubblica”, 14 ottobre 2006 – “La criminalità organizzata ha interesse a lavorare sott’acqua – afferma Raffaele cantone, pm della Direzione distrettuale antimafia – L’interesse dei boss è che si parli di loro il meno possibile. E invece Gomorra rende il clan più vulnerabile.”

In questi casi non è facile dar voce a tutti i pensieri che si accavallano rabbiosamente, riportiamo a titolo di adesione un commento estrapolato da un articolo di Michele Serra apparso il 20 ottobre scorso su “Repubblica”:

“Per quel poco che vale dirlo, siamo molto vicini a Roberto Saviano, al valore del suo lavoro, all’energia liberatrice delle sue parole. Ci si può anche porre il problema se parlare ad alta voce del suo caso lo aiuti a sentirsi protetto o lo esponga maggiormente. Ma non c’è dubbio che non parlarne esporrebbe tutta Napoli, e tutti gli italiani, al rischio insopportabile dell’indifferenza.”

Il sito http://www.sosteniamosaviano.org
nasce dalla voglia di esprimere Solidarietà a Roberto Saviano. Un'iniziativa apartitca e apolitica. Roberto non deve essere considerato un martire o un eroe, ma non possiamo accettare il recinto che si è venuto a creare intorno a Roberto, un recinto legittimato purtroppo anche da alcuni organi istituzionali.

Spesso si dà la colpa alla criminalità organizzata, alla camorra, al boss di quartiere e a volte di strada, ma il grado di civiltà di una Nazione dipende soprattutto dalle piccole cose. E' per questo motivo che chiediamo a tutti coloro abbiano a cuore un problema che è di tutti gli italiani di sottoscrivere il nostro messaggio di solidarietà indirizzato a Roberto Saviano e il nostro messaggio indirizzato al Presidente della Repubblica e ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato.

 

 

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Anna Politkovskaja, una vita per il dramma ceceno di Claudio Orlandi

La morte della giornalista russa Anna Politkovskaja mi addolora profondamente.
La scomparsa di una voce libera è e dovrebbe essere per tutti un fatto grave e allarmante! In questi giorni leggendo il giornale, ascoltando i videogiornali non provo che pena e rabbia.. rabbia per l'eclatante ipocrisia di Putin, pena per chi - per dovere di cronaca – deve riportare le sue dichiarazioni, rabbia per i numerosi crimini impuniti e pena naturalmente per le migliaia di vittime civili che da anni soccombono senza voce nell'inferno ceceno.

     
E continuo a chiedermi perchè ancora nessuna manifestazione è stata indetta da alcuna associazione o movimento (le forze politiche non hanno questa libertà..) per protestare contro il nuovo regime del Cremlino e sensibilizzare l'opinione pubblica. Ch'io sappia solo i Radicali si sono interessati attivamente al dramma del Caucaso, e il giornalista di RadioRadicale Antonio Russo è stato ucciso nell’ottobre del 2000 dai militari russi per essersi avvicinato troppo al pozzo dell'orrore; aveva raccolto prove dell'utilizzo di armi non convenzionali contro bambini ceceni. Di fatto con il beneplacito delle maggiori democrazie d’occidente una fitta e grigia nebbia continua ad avvolgere quella parte di mondo.
.Un ultimo sentitissimo saluto ad Anna, che da anni con amore e professionalità cercava di dar voce a chi è destinato a vivere entro quell’infame nebbia.
 
NOVAJA GAZETA ha pubblicato l’ultimo intervento di Anna Politkovskaja. E’ un estremo atto di accusa contro il Cremlino e contro il premier ceceno filorusso Ramzan Kadyrov, rilasciato giovedì 5 ottobre a Radio Liberty, due giorni prima di essere barbaramente assassinata. Gli appunti e le foto per l’ultimo articolo sulle torture in Cecenia sono stati sequestrati domenica dalla Procura di Mosca. Per questo Novaja Gazeta, che ne aveva annunciata l’uscita, non ha potuto pubblicarli.

Ecco il testo dell’ultimo intervento di Anna Politkovskaja.

Giustizia per la gente di Cecenia, questo è il mio unico sogno

Cosa vuol dire piangere per i diritti umani? Non si deve piangere per i diritti umani calpestati in Cecenia. Si deve andare a vedere. Non solo Ramzan Kadyrov: anche la gente colpita dalle sue azioni. Si tratta di dolori non ipotetici, ma diretti e concreti. Sono persone a cui hanno ucciso i parenti, o li hanno torturati, o costretti a fuggire per salvarsi. La maggior parte di questa gente erano persone innocenti, le migliori della Cecenia. Molte le conoscevo, ne ero amica. Ora ho due foto sulla mia scrivania. Sto ultimando un’inchiesta, spero di pubblicarla presto. Riguarda le torture nelle prigioni di Kadyrov. I torturati sono donne e uomini rapiti dai fedeli di Kadyrov per ragioni assolutamente incomprensibili. Civili innocenti, estranei alla guerriglia. Queste foto, rubate con un cellulare, ritraggono un russo e un ceceno. Li avevano presentati come terroristi, contro i quali i “kadyrovtsi” avrebbero vinto uno scontro. Kadyrov ha concesso interviste mostrando alle proprie spalle i cadaveri dei “guerriglieri sgominati”. Invece quei corpi sono di gente sequestrata a caso, torturata e uccisa.

Nei primi mesi di quest’anno in Cecenia sono state rapite più persone che nei sei mesi dell’anno precedente, se ancora si possono citare le vere statistiche. E ricordiamoci che questi dati sono attinti solo tra coloro che non hanno avuto paura di denunciare pubblicamente la sparizione dei propri parenti. E’ gente che non è stata più trovata: ma nemmeno di tutti gli altri, degli scomparsi rimasti non denunciati per paura, sappiamo qualcosa. Rispetto alla popolazione è una percentuale enorme.
I giornalisti che non conoscono bene questa regione, dicono che Kadyrov sta recuperando le tradizioni cecene. Balle. Lui le sta distruggendo. Io non sono favorevole alla vendetta: ma resta il fatto che in Cecenia, per molti anni, questo istituto ha garantito una sorta di primitivo equilibrio di clan. Ramzan lo ha interrotto, distruggendolo con la criminalità organizzata di Stato. E’ un codardo, armato fino ai denti. Si nasconde, circondato dalle guardie del corpo. Per questa sua nota mancanza di coraggio io penso che lui non diventerà mai presidente della Cecenia. Ho una specie di convinzione interiore, un presentimento, o lo sento forse per intuizione. E’ qualcosa di irrazionale, non confermato nemmeno dalla grigia figura del presidente Alu Alkhanov. Questi è una persona molto debole. Per molti versi in questo vuoto cresce la bestialità di Kadyrov junior.

Personalmente, nel giorno del compleanno di Kadyrov, sogno una cosa sola: vederlo sul banco degli imputati. E che si celebri un processo il più rigoroso possibile, in cui figurino come imputazioni tutti i suoi crimini. Sono pronta a testimoniare contro di lui. Dopo tre articoli del nostro giornale – le altre testate non ne scrivono - sono state già aperte altrettante inchieste contro i “Kadyrovts” e contro Kadyrov in persona. Sono stata invitata a deporre in una di queste cause e lo farò. Una delle cause riguarda il rapimento di due persone e vede coinvolto direttamente Kadyrov Ramzan Akhmatovich. E’ per questo che, oggi, il mio sogno è vederlo rispondere in tribunale delle sue atrocità.

                          Anna Politkovskaja, “Novaja Gazeta”
                          (“La Repubblica” 10 ottobre ’06)

*

Libri di A. Politkovskaja pubblicati in Italia:

Cecenia. Il disonore russo,Fandango 2003

La Russia di Putin, Adelphi 2005

 

 

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Il capitalismo straniero  di Tiziano Scarpa

   

Solo l'essere amati, solo l'essere
voluti conta: non l'amare, non
il volere. Mio zio si è suicidato
perché aveva investito tutti i suoi
risparmi (trent'anni da elettricista
dentro una fabbrica di alimentari,
la Chiari & Forti di Silea, TV)
in un'operazione finanziaria
che acquisiva terreni in Romania.
(Il primo supermercato di Bucarest
è stato aperto dai soldi italiani.)
Mio zio era sindacalista cattolico,
scapolo, in casa badava a mia nonna
(cioè sua madre), nella campagna veneta.
Spesso le tragedie in Veneto tendono al
patetico. Qualcuno si ricorda
di Giorgio Mendella? Quell'uomo brutto
che si vedeva di notte in tivú,
tra un canale di fighe e uno di tette?
Vendeva la Romania agli italiani,
trionfava nelle convention (Viareggio,
millenovecentonovantatre).
Ai suoi telespettatori notturni
prometteva di guadagnare molto.
Di recente è stato assolto dal reato
di associazione a delinquere. Gli è
stato considerato prescritto il
reato di truffa aggravata e
continuata. È stato condannato per
la bancarotta fraudolenta della
holding finanziaria Intermercato. È
latitante. Mio zio mi ha domandato
"se mi aiuti a scrostare via la ruggine"
dalla rete di recinzione. "Zio!
Non ti sembra ora di cambiarla? È
marcia!" Quando l'abbiamo ritrovato
nella Fiat Ritmo, è risultato chiaro
che non aveva piú una lira per
cambiare né la rete né la vita.
(A proposito, sconsiglio a chiunque
di suicidarsi con i gas di scarico:
la faccia ti diventa una bistecca
metà cotta e metà cruda, perché
il sangue tenta di scappare da
un corpo che sta morendo asfissiato,
e si raggruma tutto in una guancia,
calca dentro un occhio, lo fa scoppiare.)

Mio zio è stato ucciso dalla tivú.
La televisione gli ha chiesto soldi,
lui le ha dato anche la vita. Perciò
io la capisco quella casalinga
che a cinquant'anni ha fatto la puttana
per pagare i debiti a Vanna Marchi e al
maestro di vita do Nascimiento
(la tivú ti dà i numeri del lotto,
sa come liberarti dal malocchio,
ma soprattutto riesce a farti andare
di notte a spompinare per le strade).
Capisco gli elettori del padrone
di mezza Italia, perché nella vita
l'unica cosa che conta è incappare
in qualcuno che voglia la tua vita.
Silvio Berlusconi mi vuole, mi ama,
mi fa sentire che ho anch'io qualche cosa
da dargli, che a lui risulta gradito!
La mafia, il Papa, la televisione,
la Ferrari, gli industriali del Nord,
la pubblicità, il campionato, il festival,
Miss Italia si accaparrano me.
Il potere mi vuole! Vuole me!
Solo la vita spesso non mi vuole.
Non si vive se nessuno ti vuole.
Mi volete forse voi comunisti?
Mi volete forse voi democratici
di sinistra? Mi bramate con tutte
le vostre forze come mi dimostra
(con mille prove d'amore fedele)
di bramarmi il mio dolce Berlusconi? Io
sono la Romania dopo la fine
dell'impero sovietico. È bellissimo
che arrivino finanziamenti esteri,
è commovente sentirsi contesi.
È luminoso, è nuovissimo questo
supermercato aperto nel mio cuore.

 

 

Da Batticuore fuorilegge, Fanucci, 2006.

   

 

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CHERNOBYL

“A distanza di 20 anni da quel 26 aprile, non dimentichiamoci della tragedia di Chernobyl e dei 2.000 bambini che ancora oggi, ogni anno, si ammalano di cancro in Ucraina”. A lanciare l'appello è Natasha Stefanenko. L'attrice russa, che vive da anni in Italia, conosce da vicino i problemi delle radiazioni. “Sono nata in un paesino degli Urali, vicino a Sverdlosk – dice - praticamente 'abbracciata' all'uranio. Mio padre era ingegnere nucleare e abbiamo dovuto convivere per molto tempo con la radioattività. Ma i nostri – continua - erano piccoli problemi se confrontati alla tragedia che ha colpito la popolazione di Chernobyl nel 1986”. Anche per questa sensibilità, la Stefanenko ha accettato di fare da testimonial alla campagna 'Un sorriso in corsia', lanciata dall'associazione Soleterre Onlus, con lo scopo di raccogliere fondi per i farmaci e l'assistenza dei bambini ricoverati nel reparto di oncologia pediatrica dell'ospedale di Kiev.

Aderire è semplice:
basta mandare un sms del costo di 1 euro al numero 48582 da telefonini Tim, Vodafone e Wind o effettuare una chiamata da rete fissa (costo 2 euro).

Per sostenere il progetto, si può anche effettuare una donazione sul
C/C POSTALE 665588 intestato a Soleterre Onlus (causale: Un sorriso in corsia) oppure on line collegandosi al sito www.soleterre.org

 
fotografie di Mauro Corinti
 
[www.soleterre.org]

 

 

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